Quando ho ricevuto l’invito per conoscere e intervistare Anna Dalton, in occasione dell’uscita del suo secondo romanzo La ragazza con le parole in tasca, sono stata felicissima. E non solo perchè la amo anche come attrice (è la stravagante Cordelia nella serie tv L’allieva, tratta dai romanzi di Alessia Gazzola), ma perchè avevo letto pochi mesi prima il suo altro lavoro, L’apprendista geniale, e mi era piaciuto. Ero quindi curiosissima di sapere cosa sarebbe successo ad Andrea, la sua protagonista, nel secondo romanzo.
La ragazza con le parole in tasca: la trama e la mia opinione
Andrea (protagonista già del primo libro) è sempre più vicina al suo sogno. Il secondo anno al Longjoy College, una delle scuole di giornalismo più prestigiose al mondo, sta per iniziare e non riesce ancora a credere di aver avuto una simile opportunità. Eppure, quando varca la soglia dell’antico edificio lasciandosi alle spalle i canali e le calli di Venezia, capisce che per lei sarà ancora più dura. Per lei che è lì solo grazie a una borsa di studio che deve mantenere a tutti i costi. Per lei così impacciata e introversa. Per lei che è cresciuta con i libri come unici compagni. Ma ora non è più sola ad affrontare la vita del college, perché è entrata a far parte di uno strambo gruppo di amici: la cinica Marilyn, il dolce Andre, l’irrefrenabile Uno e, soprattutto, il misterioso Joker, che l’ha conquistata al primo sguardo. Ma non sempre è sufficiente. Andrea è bravissima nello studio, meno a difendersi dagli attacchi di chi ha intuito il suo talento e vuole metterle i bastoni tra le ruote. Perché solo il primo del corso avrà le occasioni migliori. Una competizione che Andrea è pronta ad affrontare perché la sua passione per la scrittura è profonda e viene da molto lontano. Da quando era bambina e la madre, che ora non c’è più, le ha strappato una promessa e affidato una pesante eredità: diventare una giornalista come lei. Nient’altro conta per Andrea. Non importa se Zen, il nuovo studente appena arrivato, è così simile a lei e così affascinante da farle perdere per un attimo la rotta che la porta a Joker. Non importa se la scuola vuole imporle scelte che non condivide. Lei ha un obiettivo chiaro in mente e un’arma infallibile per raggiungerlo: le parole. La capacità di raccontare la realtà con la scrittura.
E’ stato bello rivedere Andrea, e che emozione trovarla cresciuta e più matura rispetto al primo anno di scuola. Una protagonista in cui mi rivedo molto, dal momento che la scrittura è anche la mia vita (almeno in parte) e, come lei, ho in alcuni periodi preferito i libri alle persone. In questo secondo romanzo trovo che sia Andrea che la sua creatrice, Anna Dalton, abbiano fatto un salto di qualità: c’è maggiore approfondimento psicologico, le tematiche trattate sono importanti e lo stile mantiene la propria freschezza acquistando al contempo più consapevolezza. Mi è piaciuto molto anche il fatto che, al di là dell’isola dove si trova il college che è inventata, in questo secondo volume ci sia invece un interessante approfondimento su un luogo reale, ovvero la splendida e coloratissima Burano. Un’idea vincente, e non vi dico che voglia di partire subito per rivederla per l’ennesima volta! La cosa che invece mi ha convinto di meno è che spesso si sa già come andranno gli eventi, cosa che comunque succede nel 90% dei romanzi, è vero, però a volte io personalmente amerei trovare qualche deviazione inaspettata in più.
La ragazza con le parole in tasca: quattro chiacchiere con Anna
Anna Dalton mi ha subito conquistata: bellissima ma al contempo semplice e molto alla mano, ha chiacchierato con noi come se fossimo delle amiche al bar. Ecco alcune delle cose che ci ha raccontato:
- Quando ho iniziato a scrivere, mi sono immaginata una protagonista molto diversa da me. Ma poi non ci sono riuscita e mi sono resa conto che, via via, i tratti in comune aumentavano. Non è uguale a me, ma le ho passato diverse passioni che sono anche le mie: le parole e i libri, per esempio, ma anche il considerare gli amici come una famiglia è una cosa che fa parte di me. Oppure ci sono piccoli episodi autobiografici, come per esempio l’esperienza dell’asilo. Ci sono anche persone che ho realmente incontrato: Uno, per esempio, è ispirato ad un amico spagnolo, mentre Barbie è l’emblema della classica “megera” che a tutte capita di incontrare nella vita.
- Mi piace il rapporto che ha con il papà: lo chiama per nome, il che sottolinea che si tratta di una relazione alla pari. Sono loro due, soli ad affrontare il mondo. Il mio personaggio preferito però è Uno, che diventa una sorta di fratello maggiore per Andrea.
- Credo di aver creato un personaggio con cui è possibile identificarsi. Non è la classica protagonista, ma un ragazza come tante, che deve faticare per ottenere le cose che vuole.
- Ho scelto Venezia perchè è un posto magico, fuori dal mondo e unico. Ci sono luoghi inventati e luoghi reali, ma in ogni caso l’atmosfera che si respira qui è inconfondibile e per me è diventata parte integrante della storia.
- Sono sia un’attrice che una scrittrice, ma rimangono due cose separate. Apprezzo però che, grazie ai social, anche del libro io possa avere un riscontro immediato. Sono felice quando mi scrivono i lettori.
- Ho sempre desiderato scrivere? No, però ho sempre scribacchiato. Appunti, idee, pensieri. Poi un giorno ho tirato fuori tutto e ho iniziato a scrivere seriamente, con un obiettivo. Scrivo a casa, mi devo immergere totalmente e ho bisogno di concentrazione. Non ho un rituale, magari non mi levo neppure il pigiama ma scrivo tutto il giorno.
- Amo anche leggere, romanzi soprattutto. Mi piacciono la letteratura americana e quella irlandese, e ho una predilezione per i libri con una vena comedy: apprezzo J. Coe, Nick Hornby, Alessia Gazzola e Antonio Pennacchi, ma anche Calvino e Saramago.
- Ho una base teorica legata al giornalismo, perchè l’ho studiato. Credo che oggi, per farlo diventare un mestiere, serva una passione enorme. E’ un lavoro fondamentale, ma viviamo in un periodo storico difficile, dove per farlo bene e con coscienza devi sempre aggiornarti, formarti e confrontarti con un certo tipo di etica.
- Mi piace molto l’immaginazione. Preferisco non svelare tutto e lasciare alcune cose alla fantasia del lettore. Anche per questo uso i soprannomi e do poche indicazioni sui singoli personaggi.
- Come è nato il primo romanzo? Avevo un’idea di base, ovvero scrivere una storia di amicizia, che mi desse modo di affrontare i diversi rapporti delle persone che fanno parte di uno stesso gruppo. Soprattutto negli anni fondamentali per la propria formazione, un amico può farti vedere la realtà in un modo a cui tu da sola non avresti pensato.
- Fin dall’inizio avevo pensato ad una trilogia, poi mi sono anche affezionata ai personaggi, quindi…. 🙂
- Mi piacciono molto le presentazioni, e adoro il fatto che i miei lettori siano di ogni età. Credo abbia a che vedere con il fatto che parlo di realizzare i propri sogni, una tematica davvero senza tempo e sicuramente trasversale.
Quindi, se anche voi volete immergervi nel mondo di Anna e di Andrea, non perdetevi i romanzi editi Garzanti, casa editrice di pregio che approfitto per ringraziare per la bella opportunità. Un ringraziamento speciale infine a Linda e a tutto il team di Garzanti, gentilissimi come sempre, e ad Anna, super disponibile e davvero simpatica!