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“VOGLIO SCRIVERE PER VANITY FAIR”: INTERVIEW AND GIVEAWAY

“VOGLIO SCRIVERE PER VANITY FAIR”: INTERVIEW AND GIVEAWAY

Come promesso nel post dedicato al reading del libro “Voglio scrivere per Vanity Fair” (chi se lo fosse perso lo trova QUI), le sorprese non sono finite. Infatti la gentilissima autrice del libro mi ha concesso d’intervistarla e ha accolto positivamente la mia proposta di mettere in palio per il mio PRIMO GIVEAWAY una copia del suo romanzo e una emmat bag (ideata e confezionata dalle personal shopper torinese, Pina Sansone) piena di sorprese deliziose. Sì cari lettori, quello che vedete nella prima foto è tutto ciò che riceverà il vincitore del giveaway, per fare un tuffo nel fantastico mondo di Emma T. Ma per farvi venire un po’ l’acquolina in bocca ecco qualche altro dettaglio del premio in palio….

 

 

 

 

 

Ma aldilà del premio, che potrà vincere una sola persona, ecco invece il regalo per tutti i lettori, ovvero l’intervista all’autrice EmmaT/Erica Vagliengo.

 

LIBRO E PROGETTO EMMAT

1. Il tuo libro è dedicato ad una ragazza “precaria con stile”: come fa la tua Emma a non perdere mai lo stile appunto (e il sorriso) nonostante le sue disavventure?
Perché è un ottimista di fondo, ha un buon carattere, e riesce a vedere il lato buono delle situazioni, nonostante tutto. Come disse Rita Levi Montalcini “Io sono ottimista perché l’Italia è ricchissima di capitale umano.”  E ci crediamo sia io che Emma, perché giorno dopo giorno gli incontri sul web e nel reale ci portano a sperare in un domani più giusto, dove sulla scena nazionale si affacceranno i capaci ed i meritevoli.

2. Oltre al libro tu hai avuto l’intuizione geniale di creare il Progetto Emmat: vuoi raccontarcelo?
Certo! Nel 2007, ho pensato di creare il progetto emmat, sfruttando i social network per farmi conoscere e promuovermi: su myspace (http://www.myspace.com/emmatvanity),  ho pubblicato  i primi due capitoli e tutte le foto del merchandising (spille, sticker, specchietti da borsetta e portachiavi) che ho ideato e realizzato concretamente grazie a Marta Grossi, una mia cara amica grafica. Poi ho aperto il blog su style.it (il sito di Vogue, Vanity e Glamour), e a seguire l’account su facebook, friend feed e linkedin. Ho iniziato così, prima ancora che sulla carta, a far vivere il mondo della mia protagonista, Emma Travet, postando le foto dei suoi accessori, raccontando le sue avventure su internet, e, in contemporanea, pubblicando le foto degli sticker appiccicati in giro per il mondo e le foto di mostre ed eventi a cui avevo partecipato. Dopo la pubblicazione del libro, mi sono organizzata diverse presentazioni (Pinerolo, Torino, Milano, Roma, New York), ed ho cercato, come faccio ancora oggi, di partecipare ad eventi in linea con il mio progetto. Ho avuto anche la fortuna di essere invitata al Festival Internazionale del giornalismo di Perugia, e all’incontro nazionale dei giovani imprenditori (CNA NEXT). Oltre a ciò ho sempre lavorato come mio ufficio stampa e questo mi ha permesso di procurarmi diverse interviste su giornali on line o cartacei, in radio o in televisone, di conoscere giornalisti/giornaliste noti. Come vedi, il mio motto potrebbe essere “Aiutati e-spera-che il Ciel ti aiuti”, oltre a “Se vuoi qualcosa, vattela a prendere”. Vorrei sottolineare, però, che è vero, io sono l’ideatrice del progetto ed ho scritto il romanzo, ma ho avuto la chance di incontrare lungo il mio percorso le persone giuste, che hanno creduto in me e mi hanno aiutato, con le loro idee, professionalità, entusiasmo etc… Quindi il “progetto emmat” è anche  loro.

3. Emma non è solo la protagonista del libro, ma una ragazza come tante: a loro che consiglio vuoi dare, tu che il tuo sogno nel cassetto l’hai realizzato?
MAI scoraggiarsi e arrendersi. Se una crede fermamente in un obiettivo (mi piace parlare più di obiettivo che di sogno nel cassetto), prima o poi lo realizzerà. Ti aggiungo altri due consigli. Per le aspiranti scrittrici: MAI pubblicare a pagamento. Per le aspiranti giornaliste: gavetta sì, ma c’è un limite a tutto. Inoltre cercatevi un lavoro part time, che vi garantisca uno stipendio fisso e il tempo libero per poter fare le giornaliste.

MODA E STILE

4. Lo stile di Emma è ben delineato sia sul libro che sul sito; qual è invece lo stile di Erica?
Il mio è più tendente al glam rock, anche se mi piace fare un salto nel vintage, specie nella stagione invernale. Però lo mischio a jeans skinny, stivali e tronchetti. Per quanto riguarda gli accessori mi piace giocare con quelli second hand come con i pezzi di designer emergenti. Mi piace molto il brand MAIDEN ART (pic) di Maristella Colombo: glam rock che spacca!

5. Quando è uscita la prima edizione del libro, nel 2009, scrivevi che il tuo sogno modaiolo era una Balenciaga azzurra, ora parli di una Pekaboo… significa che la Balenciaga è finalmente arrivata? Raccontaci qualcosa della tua passione per le borse.
No, la Balenciaga non è arrivata, perché ho preferito investire i ricavi arrivati dalla vendita del libro nel viaggio a NY. Ora punto alla Pekaboo, regalo per i miei primi quarant’anni. Quindi dovrò aspettare ancora un poco. Fin da piccola, come la più parte delle bambine, andavo a curiosare nella borsa di mia mamma, scoprendo un mondo che mi ha sempre affascinata. La passione è scattata andando in giro per i mercatini di Londra, a quindici anni, poi al Balun a Torino e ovunque ci sia qualcosa di vintage. Poi ho scoperto i designer emergenti, e le it bag delle celebs. Ovunque vada in viaggio, ho l’abitudine di tornare a casa con una borsa. Al momento sono centocinquanta circa, anche se, a dir la verità, ho perso il conto.

 
6. Il 2012 è appena iniziato: cosa salvi e cosa butti dall’armadio?

Ehmm…. Io sono una che butta pochissimo, ho un attaccamento eccessivo alle mie cose, quasi da malattia. La mia amica personal shopper, Pina Sansone (Fashionista), mi rimprovera sempre di indossare solo il 30% del mio guardaroba e che prima o poi compirà una strage tra i miei vestiti. Ad ogni modo, salverei tutti i miei capetti vintage (ormai ne ho da realizzarne una collezione), i jeans skinny, la gonna a ruota di François Marithè Girbaud, la giacca di pelle acquistata al Balun negli anni ’90, i miei bikers nuovi di pacca e butterei- cosa che ho fatto veramente- una decina di camicie indiane che proprio non sono nel mio stile ma non so perché le ho comprate.

7. Qual è il tuo capo del cuore? E il più grande affare fashion che hai fatto?

Sono quattro: la borsa Poppins, color blu puffo, di Sara Turatello (les Envers), la borsa di Tolfa (PWR di Giuseppe Pierantozzi), l’abito anni ’60 di mia nonna Olga Dionigia, e una collana lunga, che apparteneva a mia nonna paterna. Come grande affare, penso la pencil skirt viola accesso di Max Mara, 5 euro da Vestireciclo, il mio negozietto vintage di fiducia (a Pinerolo).

www.emmatravet.it

ph intervista Kristina Gi (www.kristinagi.com)

L’autrice: Erica Vagliengo (1977). Giornalista pubblicista, capo redattrice del mensile free press Lookout magazine, collabora anche con Oggi7 (il settimanale di Americaoggi) ed il sito www.donnareporter.com. Adora lasciare tracce su internet e sul Moleskine, la torta Zurigo, collezionare borsette (meglio se trovate nei mercatini delle pulci), l’arte contemporanea, New York, il caffé macchiato (rigorosamente italiano). Da piccola si sentiva un mix tra Mary Poppins e Virginia Woolf, ora ha scritto un romanzo con lo pseudonimo di Emma Travet e sogna presto di regalarsi una Pekaboo color ginger. Ha lanciato, nel 2007, su internet il progetto emmat di cui parla anche nell’intervista. E, in attesa di “Voglio scrivere per Vanity Fair 2”, al quale sta lavorando la sua autrice, le avventure di Madamin Travet proseguono sul blog emmatvanity.style.it, diventato ormai un  seguitissimo fenomeno sul web (e non solo).

CONTACT

e-mail emmat_vanity@hotmail.com
facebook: emma travet
friend feed.com/emmatvanity
www.emmatravet.it

PER ACQUISTARE IL LIBRO:

nella versione italiana (ed. Memori): www.emmatravet.it
nella versione american-english (a soli 3,44 dollari!) su Amazon.com

ED ECCO LE POCHE, SEMPLICI REGOLE DEL GIVEAWAY, GRAZIE AL QUALE UNO DI VOI SI PORTERA’ A CASA UNA COPIA DEL ROMANZO E UNA SFIZIOSISSIMA EMMAT BAG:

 

1. essere fan di Audrey in Wonderland sia sul blog sia sulla PAGINA FACEBOOK (per chi utilizza FB)
2. lasciare un commento a questo post con un vostro contatto (in caso di vincita!) ma soprattutto spiegando cos’è per voi oggi “essere precari/e con stile“. Sì, dato che la fortuna a me non sorride mai nei concorsi 😉 ho deciso di utilizzare un altro criterio per scegliere il vincitore: sarà chi avrà spiegato in maniera più curiosa, simpatica, originale ed efficace la propria ricetta/idea/opinione su come vivere con stile questi tempi precari. Basta anche solo una parola ma significativa per voi, una breve frase o un testo più lungo, come preferite. Totale libertà 😉
Avete tempo fino a domenica 19 febbraio, così lunedì 20 saprete il nome del vincitore e qualcuno inizierà la settimana con un sorriso 😉
Quindi forza, pensateci, scatenate la fantasia e …. in bocca al lupo!!
PS: da parte di Audrey in Wonderland un grazie di cuore a Emma/Erica per la disponibilità!
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Guarda Commenti (59)
  • Molto bella l'intervista!
    Mi è piaciuta assai, e mi ha fatto scoprire una bella persona soprattutto mi ha fatto capire la determinazione dell'autrice!
    I sogni prima o poi si avverano se riusciamo veramente a farli decollare!:)

  • Che bella intervista Audrey, non so se mi piacessero più le risposte o le domande che hai fatto tu!
    mi piacerebbe partecipare al give away, per una volta diverso dal solito…dovrei dirti cosa significa per me essere precari con stile…ti risponderò parafrasando un mio post:
    Lo stile si annida dove meno te l'aspetti: dentro l'orlo scucito di una gonna second hand,negli abbinamenti cromatici a volte improbabili che sei "costretta" a fare perchè la camicetta "buona" è ancora da lavare, e soprattutto nella fodera scucita delle tasche del cappotto, dove qualche volta, infilando la mano, ci trovi quei due euro che erano scivolati in profondità con i quali, senza indugio, ci comprerai la tua copia, profumata e vergine, di Vanity fair.
    baci ady

  • Molto interessante l'intervista, molto positiva nelle risposte, mi piace questo approccio costruttivo, ottimista e pieno di creatività.
    Come vivere con stile in tempi precari? Io ci sto provando, in genere compro solo quello che mi piace veramente, non prendo un capo di abbigliamento solo perché di moda. Poi gli acquisti li faccio in genere nei grandi magazzini, e se possibile nei periodo dei saldi, ma non sempre perché se trovo qualcosa che mi piace veramente, allora temo che qualcuno me lo porti via. Però questo tipo di acquisto non deve superare un certo limite di spesa, per cui il mio motto è "poco, ma buono". Lo stile è personale, è ciò che ci differenzia dagli altri, è anche nel comportamento e nel modo di proporsi agli altri. Io cerco di abbinarlo con l'equilibrio, nel senso che non mi piacciono gli eccessi. E infatti spesso nel commentare i blog mi trovo a dover criticare certi elementi eccessivi che possono essere originali e spettacolari, ma hanno poco a che vedere con l'eleganza. Lo stile personale bilanciato dall'eleganza diventa classe.

  • i precari hanno stile da vendere: quando nonostante tutto riesci a fare un abbinamento da favola con capi low cost, quando la moda te la crei tu (anche con cose che oggettivamente non vanno di moda…perchè se se le mette la Ferragni diventano all'ultimo grido e se le indussi tu l'unico grido che senti è quello di chi ti scruta con aria maligna?), quando esci in tuta per andare a fare la spesa e ti senti comunque la più bella del mondo, quando apri l'armadio e sai che ogni cosa che c'è dentro te la sei guadagnata centimetro di stoffa dopo centimetro.

  • grazie al cielo non ho mai conosciuta la morsa del precariato, tuttavia temo oggi non ci sia cosa più mortificante per la vita di chi oggi si affaccia al mondo del lavoro.

  • Ciao
    bussare alla porta, entrare, avere una scrivania, un pc e un futuro, lavorare, farlo con passione amore e scoprirlo di averlo nel sangue, firmare un contratto con una scadenza e sentirsi dire sei brava, ma quella è la porta…riprendi la tua borsa con stile, ( una mandarina almeno all'inizio dei miei lavoro, ora direi una Braccialini) il mio sorriso, i miei colori che mi accompagnano sempre e la mia voglia di trovare dell'altro.Rifare tutto l'iter, ottenere ancora risultati, ma arrivare alla stessa conclusione, essere buttata fuori…Sedersi, piangere di rabbia, guardarsi dentro e dire ho le carte posso ricominciare in altro campo, da zero e come dice Kipling " ricominiciare con mezzi logori e non dire nulla su quello che si è perso" non è facile, ma è possibile. Segreto credere in se stessi, vivere ogni minuto come se fosse l'ultimo e metterci sempre il cuore in tutto quello che si fa, prima o poi il portone si aprirà.Arrivare a realizzare i propri progetti è questione di karma e di insegnamenti che bisogna assimilare, ecco la regola d'oro che con gli anni ho imparato a tener presente. Baci (Contatti alexcri78@fastwebnet.it, Alessia Izzo in facebook) Alessia nel blog

  • Nei momenti di "pausa" tra un lavoro e l'altro, è importante non sentirsi precari e quindi demotivati, afflitti. Io, infatti, vivo questi momenti concentrandomi su ciò che amo fare di più: scrivere per il mio blog. Essere blogger non è solo un hobby: in questo periodo della mia vita esso rappresenta una delle cose che più mi danno soddisfazione. Non mi sento disoccupata nè in attesa dell'ennesimo lavoretto temporaneo, perchè sto costruendo pian piano qualcosa di importante per me ma anche utile e apprezzato da chi mi legge. Viverlo come un'occupazione part-time è il giusto stile di affrontare le giornate mentre si cerca un lavoro, si fanno colloqui, si insegue un sogno.
    Sono precaria ma con uno stile ben definito: faccio la blogger. E a chi un blog non ce l'ha ma è precario quanto me, consiglio di sentirsi vivo con stile seguendo le proprie passioni, qualsiasi esse siano.
    In Italia siamo tanti, troppi, abbiamo tra i 20 e i 30 anni, spesso anche di più purtroppo, ma siamo creativi e sappiamo che sognare non fa male. Anzi. Fa bene al cuore.

  • Ciao Audrey e complimenti per il post.
    Sono precaria pur essendomene andata dall'Italia e vivo tra l'altro in una citta'grigia, bruttina e con zero senso dello stile…proprio per questo, la prima cosa che ho fatto e'stata, nonostante le occhiatacce dei miei colleghi, decorare il mio ufficio con foto, stampe, ritagli e slogan motivazionali. Mi aiuta a vedere un po' di colore attorno a me e ad evitare di deprimermi quando guardo fuori dalla finestra.
    Seconda cosa: mi creo una sorta di wishlist guardando i giornali di moda e cerco di comprare una versione piu'cheap delle cose che mi colpiscono davvero..e non solo perche'sono il trend del momento..restando sempre fedele al mio stile: little dresses, flats or flat boots, skinny jeans and colorful blazers 🙂
    Ogni tanto ci scappa il regalino a me stessa, tipo il sacro trip annuale a Londra per i saldi, che ovviamente comprende una tappa da Pretty Ballerinas!
    Last but not least, la mia icona in termini di stile e'…Audrey Hepburn (surprise, surprise). Consiglio la lettura di Just being Audrey di Margeret Cardillo, che descrive la mitica Holly Golightly non solo come belle e raffinata, ma ne esalta la sua caratteristica pricipale: aveva capito che solo attraverso la vera generosita', quella che nasce spontanemante dal cuore, si puo' "misurare" il valore di una persona. E aveva imparato a trasformare quegli stessi difetti per cui era stata presa in giro da ragazzina, quando voleva diventare ballerina(l'altezza, il collo allungato, i piedi troppo grandi, gli occhi che le mangiavano il viso) nei suoi punti di forza.
    Un bacio.
    ophelinhapequena.blogspot.com

  • molto interessante…è bello vedere persone che si impeganno per portare avanti la porpia creatività…
    penso che essere precari cn stile significhi avere molta
    fantasia e voglia di crearsi uno stile proprio anche cn poco..alla fine la creatività è la cosa più importante
    e se c'è nn serve avere per forza capi griffati…anzi…
    un bacio cara
    su facebbok: Barbara Cento

  • Ragazze,e ragazzi, ho letto i vostri commenti tutti d'un fiato.Veramente molto interessanti e mi danno parecchi spunti.Sarebbe bello, al disgelo, organizzare con Amrita e voi,un bel caffè macchiato caldo, in un bar storico di Torino, per proseguire la chiacchierata dal vivo.
    Che ne dici Amrita?

    emmat

  • Mi piace questa tuo GIVEAWAY,…bellissima intervista..brava.
    Come vivo lo stile in questi tempi precari…come sempre mischiando un po' vecchi capi vintage..con qualcosa di nuovo.
    Comunque l'importante e seguire con molta costanza i propri sogni..e lottare….lottare…sempre.
    ciao da claudette
    ps. ti ricordo che oggi è l'ultimo giorno del mio GIVEAWAY

  • davvero un post molto bello! secondo me il segreto è crederci ed impegnarsi… cercare di curarsi e coccolarsi perchè lo stare bene viene trasmesso agli altri da ciò che riusciamo ad emanare!!! cerco di comprare poca roba ma che mi valorizzi al massimo.. se esco mi trucco e cerco di essere carina sempre… con le cose che ho… e poi sogno.. perchè ancora è gratis… e inseguo il mio sogno..^_^

  • Post delizioso e deliziosa iniziativa (non avevo dubbi trattandosi di te). Ora al di là delle sviolinate, mi viene un sorriso a millemila denti perchè, la tua richiesta di descrivere cos'è per noi la precarietà stilosa, o meglio come essere precari (chi non lo è al giorno d'oggi) ma stilosi al tempo stesso, è una guerra che combatto ogni giorno, vincendo qualche battaglia e perdendone molte altre. E pensare che mi sono sempre definita precaria nell'anima con tutto quel che ne consegue. Ma ti svelo un segreto: oggi la vera riuscita è essere stilosi nonostante tutto. E cosa c'è di più difficile ma allo stesso tempo sorprendente? Troppo facile essere chic con una Birkin (giusto per citarne una a caso). Per me essere precari e stilosi è un continuo mettermi in discussione, non solo nei negozi low profile ma anche davanti ad una boutique di alto lignaggio. Significa avere veramente qualcosa da mostrare e da dire, con il corpo, con le scelte in fatto di vestiti e anche nel modo di pensare. Precaria con stile? Spero di essere io. Non guadagno, sgobbo come un mulo, ma non rinuncio a sentirmi FAVOLOSA con un paio di ballerine di H&M e una borsa di Berska. Perchè il vero stile non sta in quello che indossi, ma in come lo indossi.
    Bacio cara.

  • Che bella intervista, brava!! 🙂

    Vivere da precari ma con stile significa non farsi abbattere mai, non essere pigri e afferrare ciò che vuoi con le unghie e con i denti.
    Una volta una persona a me cara mi ha detto "quando l'allievo è pronto, il maestro arriva".

    Sembra un frase senza senso, ma è praticamente il mio mantra adesso, ed è vero. L'ho provato io stessa..!

    Baci,
    Giuliana

  • Adoro questo giveawey. E' diverso da tutti gli altri e lo a.d.o.r.o.!
    Più che esprimere il mio concetto di precarietà stilosa, ti racconterò la mia esperienza di stilosissima precarietà.
    Giugno 2010. Matrimonio di una delle mie cugine. A pochi giorni dalle nozze, nel pieno della sessione d'esami (ergo: stress allo stato puro), ritenni fosse arrivato il momento di andare alla ricerca di un abito da poter indossare. Roma era stata già invasa dal caldo africano; di conseguenza capì che l'unico modo per non sciogliermi e/o ustiomarmi al sole fosse quello di rinchiudermi in un centro commerciale. Euroma2 era l'unica soluzione. Gironzolai per diversi negozi "di marca". Il nulla. Dopo due orette di ricerche mi fiondai da Zara. Entro e vedo subitissimo lui: abito a fascia color verde smeraldo 100% seta stile impero. Fu amore. Prezzo: 79 euro. Acquistato! Iniziava così l'operazione "scarpe e borsetta". Mi dirigo da Cinti. Tra le diverse paia di scarpe provate, mi decido a comprare dei favolosi sandali in nero verniciati con vertiginoso tacco a spillo. Prezzo: 89 euro. Acquistate! Era arrivato il momento di pensare alla borsa. Girovagando per i negozi passai davanti alla vetrina di Guess e lì mi apparve in mente un'immagine: una clutch in pelle verniciata acquistata durante i saldi invernali e che avevo sfoggiato una sola volta in occasione di una festa a casa di amici. Prezzo: 60 euro in saldo. Problema-borsa risolto! Torno a casa ultrasoddisfatta dei miei acquisti. La mattina delle nozze mi rendo conto che forse l'abito era un po' – troppo – scollato per una cerimonia in chiesa. Vado nel panico? Ma anche no! Risolvo il problema sfruttando il mio bolerino in pizzo a manichetta corta di Baby Angel by Fiorucci acquistato anche questo in saldo da OVS l'inverno precedente (9 euro in saldo). Prezzo del mio outfit: 237 euro. Prezzo che ancora oggi ricordo con immenso piacere essenzialmente per un motivo: la faccia sbigottita delle mie altre due cugine quando svelai loro il costo totale. Una di loro aveva indossato un completo giacca-pantaloni (in poliestere) e decollétés tutto firmato Richmond, acquistati al modico prezzo di 650 euro + 290 euro. L'altra indossava un semplicissimo abito nero in viscosa di Pinko (sui 300 euro) e sandali di non ricordo quale brand costati circa 200 euro contro i quali ha inveito per tutta la giornata a causa della scomodità. Inutile dirti che fu la sottoscritta a fare un figurone. La soddisfazione fu tantissima, ma divenne ancora più immensa quando il mese successivo vidi quel mio stesso abito sulle pagine di Cosmopolitan nell'articolo dedicato ai colori dell'estate.
    Penso quindi che quel giorno ho ampiamente sfatato il mito del "ci si veste bene solo indossando grandi e costose marche". E penso ancora di sfatarlo tutti i giorni indossando con orgoglio anche abiti a prezzi economici ma con i quali non mi sento mai fuori luogo o in imbarazzo. Anzi, tutt'altro! E poi rido un po' delle colleghe dell'università, tutte vestite allo stesso identico modo, con i miliardi addosso, che si stupiscono quando svelo loro il prezzo del vestitino indossato quella mattina per andar a lezione e che mi dicono "oddio dobbiamo andare a far shopping insieme!". Son soddisfazioni!

  • Sperando di non sembrare banale o retorica, anche se siamo tra fashion bloggers, in questa sede parlando di "stile" lascerei perdere vestiti, passerelle e shopping folle.
    Per me essere precaria con stile significa vivere giorno per giorno con ottimismo, cercando di non abbattermi mai tra i drammi della mia vita, passando da un problema all'altro senza perdere mai la dignità, l'onestà e soprattutto la fiducia che tutto si sistemerà.
    Qualcuno paragona lo stile alla classe o all'eleganza. Per me lo stile è qualcosa di più intrinseco e intimo. E' personalità, è non svendersi agli altri, ma rimanere fedeli a se stessi, in qualunque avversità.
    Le stagioni cambiano, le mode anche. L'autenticità è qualcosa che resta. Per sempre.

    milianigreta@gmail.com
    Un bacio & buon weekend!

  • Che bella iniziativaa!!.. ho deciso di partecipare (non si sa mai!!)..
    Bè in queste settimane si è discusso di una frase che ha fatto scalpore.."che monotonia il posto fisso"..poi rettificata con "bisogna abituarsi a cambiare spesso lavoro e a cambiare Paese: i giovani italiani hanno troppa diffidenza verso la mobilità". ORIGINALE forse il suo (di Monti) modo di vedere la precarietà!!..Per me è più una sconfitta di questa Italia, che non ha ancora capito che il capitale umano è una risorsa e non solo un costo!..
    Per quanto riguarda specificamente essere precarie con stile per me significa semplicemente non smettere di lottare, con intelligenza, etica, sobrietà, determinazione, ottimismo, umiltà, forse raggiungerai quel DESIDERATO posto FISSO!.
    (indirizzo email: nadia.cascio-@hotmail.it)
    Blog: http://dincanto.blogspot.com/
    se ti va dai un occhiata!!

  • Cari tutti, non commento ogni singolo vostro commento per ovvie ragioni, ma al m omento della premiazione tirerò un po' le fila. per ora voglio innanzitutto ringraziare tutti e poi dirvi che state lasciando una traccia indelebile per me che cerco di essere precaria con stile proprio come emma e come voi, e di questo davvero vi sono grata. sarà dura scegliere un solo vincitore!!

  • Fan FB: Claudette Giveawayer
    Giovane laureanda del più profondo sud, come te e chissà quanti altri, il futuro viene a farmi visita ogni notte prima di andare a dormire. Personalmente, io vivo questo momento innanzitutto informandomi e informando, attraverso l'associazionismo, i più pigri che non lo fanno. Soltanto attraverso la conoscenza possiamo uscire a testa alta da tale situazione: rifiutare compromessi, lottare per ottenere ciò che meritiamo..Ecco cosa può farci affrontare la crisi con DIGNITA'.Lo stile è dignità!
    prattico@inwind.it

  • Ciao!! Bellissima intervista!
    Come fare per essere precari con stile? Beh per prima cosa è fondamentale avere uno stile! Dal mio punto di vista troppe persone oggi non hanno un loro stile, si limitano a copiare e scimmiottare i diversi stili che puntualmente ad ogni stagione ci vengono proposti senza essere in grado di interpretarli e farli propri. Per me quindi una volta che abbiamo capito quel è lo stile che ci fa stare bene, è fondamentale saper scegliere i capi per cui vale la pena investire qualche cosa in più (la mia scelta spesso e volentieri ricade sulle scarpe!) e saperli mixare con capi low cost, ottenendo un risultato assolutamente personale!

    baci
    Laura

  • CI SONO ANCHE IO! PARTECIPO E CONDIVIDO, SONO LAURA VALZY.
    GRAZIE MILLE! ^_^
    LA MIA MAIL è valzy87@yahoo.it
    Oh mamma…di precarietà, purtroppo, ne so qualcosa! Sono laureata col massimo dei voti (Laurea Magistrale in Lettere Moderne) e francamente quello che sto facendo ora è guardarmi in giro. In realtà ora ho ottenuto una borsa di studio per un master, e già mi ritengo fortunata. Dopodichè so bene che il mio destino sarà quello di emigrare. Ma sai una cosa? In coscienza so di avere seguito il cuore scegliendo un percorso di studi bellissimo, che mi ha arricchito in maniera incredibile. Per salvarmi, dal momento che posso definirmi a ragione precaria, beh…direi che ci vuole coraggio e una forte spinta a migliorarsi. Non lasciarsi scivolare le cose e, se necessario, andare via coi propri sogni sotto al braccio. 😀

  • Ciao..sono nuova..
    Precari con stile è continuare a volersi bene!!!Non dargliela vinta ad un sistema che risolve il tutto etichettandoci come dei fannulloni e dicendo le peggio cose!!!Non dobbiamo permettergli di ingrigirci,di renderci sempre più cupi e più disinnamorati di noi stessi!!Coloriamoci la vita inventando un nostro stile,mantenendo un nostro stile!!!Fai da te,mercatini e riciclo creativo ci offrono l'opportunità di personalizzarlo e di renderlo unico,il che equivale a dire niente più schiavi degli acquisti compulsivi,delle grandi marche,dell'ultimo capo a tutti costi!!Prendiamo questa crisi come una possibilità per liberarci dalle tante dipendenze imposte!!I nostri capi devono parlare di noi,del nostro percorso di vita,di ciò che abbiamo visto e sentito,di ciò che siamo;che possa essere un 'occasione per bandire l'omologazione!!!Precari con stile è indipendenza,unicità!!!Precari con stile è riscoprire se stessi!!"Perché noi valiamo" celebre farse di uno spot pubblicitario,è tempo di riprederci questo slogan, è di trasformarlo nel nostro motto!!!
    "Solo per oggi, mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino tutte ai miei desideri."GiovanniXXIII
    Ecco..questa frase(seppur io sia molto distante dal mondo clericale )credo che sintetizzi al meglio
    Le circostanze mi offrono tanta spazzatura con discariche traboccanti ed io con questa spazzatura,creerò bijoux ed accessori!!
    Le circostanze mi mostrano paura verso il futuro e tanta voglia di tornare indietro,ed allora vai con l'usato vintage "aggiornato"!!!
    Le circostanze mi trattano come un semplice numero che vorrebbero tanto eliminare ed allora le dimostro che ho un 'identità mia e ben definita,dico al mondo con il mio stile unico,che ci sono,ESISTO!!!!!!!!!
    Scusa se sono stata troppo prolissa =_="ma l'argomento è molto vasto 😉
    fb: caterina mariposina
    gfc: atymariposina
    email maison-@hotmail.it

  • Ciao complimenti 😉
    Per quanto riguarda la precarietà ma con stile, dico che bisogna vedere il lato positivo di ogni cosa e magari pensare che la precarietà può portarci ad assumere una posizione migliore nella nostra vita lavorativa! Naturalmente tutto fatto con stile, con l'utilizzo di colori e stili che possono mettere di buon umore!
    In bocca al lupo a tutte 😉
    Rox
    l mia mail : roxvisc@gmail.com

  • bella idea! più che precaria io sono disoccupata nonostante lo studio di un vita e l'impgno che ci metto a cercare lavoro.. comunque essere precari con stile, dunque..io direi che lo stila sta prima di tutto nel fatto che già l'esser precari in sè, senza buttarsi giù,è sinonimo di forza e grande dignità, se non è stile questo..
    ho la fortuna di essre piccolina e siccome ho finito da un s acco di tempo ormai lo svilluppo.. posso permettermi di riusare gli stessi capi per anni e anni ehehe
    anche se passano di moda chissene frega, ognunofa la sua moda col suo stile e col suo modo di essere aggiungendo magari qualche accessorio o make-up per personalizzare il tutto.. anche per quanto riguarda make-up e accessori, o li acquisto d aragazze creative o mercatini..
    l'unica cosa brutta? dover resistere soffrendo guardando certe vetrine 😀
    Marialice Pompilii
    rosaspina86@gmail.com

  • Essere precari con stile? Mantenere la propria dignità di cittadino e lavoratore onesto! Di questi tempi non è facilissimo purtroppo!

    Sono Alessia Testa,
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  • ciao partecipo ti seguo come hegles e su fb sono chiara ciofolo
    hegles@inwind.it
    Essere precari con stile?
    Non arrendersi mai alla prima porta sbattuta in faccia,essere sempre se stessi,non cadere nella trappola dell'autocommiserazione,non essere invidiosi della fortuna altrui.Csmminare a testa alta,anche se portiamo capi cinesi o comunque no firmati,donae anche solo quell'euro ritrovato a un barbone che incontriamo per strada e che ci guarda con tanta speranza.
    Pensare alla nostra famiglia e cosa sia davvero utile per loro,farsi in 4 anche nei momenti più bui.
    No,non è impossibile.Basta solo stringere i denti!E sperare che questo periodo passi in fretta.
    Insieme,ce la possiamo fare!
    Un bacino a tutte le precarie,e un augurio sincero per tutto quello che fate/facciamo ogni giorno!
    Chiara

  • Partecipo molto volentieri ^^
    In merito alla domanda io credo che fondamentalmente lo stile sia qualcosa di insito dentro di noi, della serie che o ce l'hai o non ce l'hai.. e si può essere "stilosi" anche con pochi soldi, l'importante è non rinunciare mai al buon gusto!
    Io per esempio, in questi tempi di crisi e precarietà, ho imparato a limitare le spese ed ho scoperto la gioia del baratto. In poco più di 1 anno ho liberato la mia casa di tutto quello che per me era "ciarpame" (ma a cui altre persone addirittura ambivano) prendendo in cambio tante cosine utili di abbigliamento, borse, arredamento e quant'altro si possa immaginare.
    In questo modo non rinuncio magari allo sfizio di un oggetto firmato e il mio portafogli non tenta più il suicidio gettandosi dal secondo piano della cassettiera ^^
    Ecco.. riassumendo, lo stile in tempi di precarietà è ingegnarsi per restare a galla =)

    GFC Francesca Scirpoli
    FB Francesca Loveredhair

    piukina81@gmail.com

  • Bhè..hai detto che basta anche solo una parola???E te credo..ormai non servono proprio le parole per descrivere il precariato..Anzi,ti dirò di più,oggigiorno è diventata una vera e propria moda,fa tendenza essere precario..te lo immagini??"Piacere,Roberta..precaria!..Il posto fisso??Ma che scherzi….è così NOIOSO!!!"L'ha detto anche il nostro caro Monti….come dargli torto??La verità è solo una ed hai ragione tu,basta anche una sola parola..ARRANGIARSI!!!Questa è la vera formula per la sopravvivenza..qualcuno dovrebbe scrivere un decalogo a riguardo:"L'arte di arrangiarsi:10regole per sopravvivere"..Io che ormai dell' "arrangiarsi" ne ho fatto uno stile di vita posso dirti che ormai ho imparato a riscoprire la bellezza dei capi dimenticati nel mio armadio..ed in quello di mia mamma!!!Sapessi quante cose carine che lei non usava più ho ritrovato..per non parlare del makeup!!!Chi non ha mai sognato di avere quel fantastico rossetto che la mamma usava mentre noi piccoline,restavamo incantate accanto a lei a guardarla!!!Bene..Ora puoi!!!!Ho scoperto quanta felicità puo'darti il piacere di creare qualcosa con le proprie mani,sia che si tratti di abbigliamento,sia che si tratti di cucina…non puoi immaginare quanto sia meraviglioso il profumo del pane fatto in casa!!!Arrangiarsi..arrangiarsi..arrangiarsi…e allora via agli scambi su internet!!Ci sono tanti gruppi,soprattutto su facebook dove un sacco di utenti decidono di scambiarsi delle cose che magari non usano più…risultato??Una cianfrusaglia in meno ed un amico in più!!!Diciamoci la verità,basta avere un po'di fantasia e davvero si può rendere tutto un po'più facile…ma per quanto tempo??E'questa la vera domanda…Perchè dopo un po' che annaspi ti fermi un attimo a pensi,che hai una laurea,che ti stai per specializzare dopo tanta fatica e sacrifici..e cosa ti aspetta dopo tutto questo???Il noiosissimo posto fisso???Ma nooooo..indovina un po'???TI DEVI ARRANGIARE!!!!Sembra una barzelletta e invece è solo pura e semplice REALTà!

    GFC:Beba87
    Email:beba87@tiscali.it
    FB:Beba Giveaway

  • cari tutti, sono entusiasta della vostra affettuosa partecipazione e dei vostri brillanti commenti, scegliere un solo vincitore sarà durissima!!!!!
    ma ogni vostra parola è un tassello contro la precarietà e aiuta a non abbattersi, quindi è un pezzo preziosissimo e prometto che troverò il modo per valorizzare tutti!
    un bacione

  • Beh, credo che in questo periodo di precarietà l'accessorio di stile per superarlo è il nostro sorriso, l'unico che non passerà mai di moda. Ed anche il tuo vecchio maglioncino di Zara che hai da un pò e che magari vorresti cambiare con qualcosa di nuovissimo, si trasforma nel capo outfit più prezioso e che attira gli occhi di tutti!

    La tua affezionata lettrice Emily di Mind the Style!

  • Finalmente un giveaway diverso dal solito, dunque parteciperò.

    Qualcuno ha detto che la stabilità è una noia mortale. Beh allora la precarietà è una tendenza. D'altronde diciamocelo, essere precari non è da tutti. Se per la ballerina è indispensabile avere un collo del piede piuttosto pronunciato, un seno di modeste dimensioni, e la circonferenza di una baguette, anche il precario ha le sue proprie caratteristiche: ha i piedi piantati al suolo, mantiene un profilo basso. Tutti elementi di un'allure d'antan. Siamo in periodo di Fashion Week quindi chissà che qualche passerella importante non presenti "la precarietà come nuovo nero"!

    P.s. io voglio scrivere per Vogue Italia.

    Mail: Domenico.arcella@gmail.com;
    FB: Domenico Arcella Semerano;
    GFC: Domenico (ma ti seguo già da un anno).

    Hugs.

  • non voglio essere prolissa, quindi ti dico che la cosa che mi fa andare avanti in modo dignitoso con questa crisi è la parola "positivo", in tutti i sensi, ho 2 bimbi piccoli e mio marito lavora e nn lavora, ma non mi sono mai persa d'animo, anche quando sembrava che tutto dovesse andare per il peggio, ecco una buona notizia a risollevarti il morale, un giorno i miei genitori, un giorno i miei suoceri ed ecco il vero significato della famiglia, stare insieme ed aiutarsi, e adesso che mio marito ha un lavoro stabile, abbiamo scoperto di aspettare il terzo pargoletto, spaventati? si! ma ce la faremo, perchè la vita va vissuta una volta sola e intensamente e noi lo stiamo facendo!
    fb adriana costanzo
    mail mbilla82@yahoo.it

  • "essere precari con stile"!! certo che si può esserlo… ci vogliono pochi ingredienti: SPERANZA in un avvenire migliore. SORRIDERE comunque,anche se il periodo non è dei migliori… anzi un sorriso a volte conforta e da conforto! NON PERDERE TEMPO a lamentarsi! Ora che addirittura non essere precari sembra quasi fuori moda, ognugno trovi il suo stile. Come diceva una Gran Signora "la moda passa, lo stile resta!"

    facebook: Daniela La Pietra
    e-mail: danielalp89@hotmail.it

  • Ciaoo!! Partecipo! danielaman88@hotmail.it o su FB daniela mangifesta. Precari con stile? si può, e a volte si è vestiti meglio di persone con griffe dalla testa ai pied! Meglio un capo anonimo ma di qualità! meglio creare un look personale che vestirsi come i manichini perchè non si ha gusto! E soprattuto ragazza io ho riscoperto il vintage! Ho aperto il guardaroba di mia madre e ne sono venute fuori delle belle! Il capo migliore? Un montgomery Trussardi giallo…oltre al fatto che è caldissimo e realizzato con vera lana, i cappotti over stanno spopolando e senza spendere un cent sono alla moda! Ho anche trovato camicette in seta, longuette, giacche pied-de-poul, e tante pochette!! Io ve lo consiglio!!! Cercate in casa! 🙂

  • Eccomi, ormai sono diventata una vera esperta.
    Regola numero 1; ricordarsi sempre dei parenti – Dovrete rivalutare il vecchio detto parenti serpenti, no, siamo precarie certe pregiudizi non li abbiamo e allora pronte a fare il giro di nonne, zie(vanno benissimo anche le pro pro pro zie) e saccheggiare(si, avete capito bene e mi raccomando senza compassione, siamo precarie la compassione l’abbiamo messa in un cassetto) tutti gli abiti vintage…anche borse e cappellini. Perchè come ben sapete il vintage fa chic e a noi piace tanto essere chic senza spendere un euro. Le nostre care nonnine, ma quanto le amiamo?
    Regola numero 2: Se non sei una provetta sarta non ti preoccupare c’è sempre l’Attack. Niente drammi o scene di panico…ripetete come un mantra “io sono la stilista di me stessa e so cucire alla meraviglia”, anche se è una balla colossale non importa, il segreto è che dobbiamo crederci e mal che vada un tubetto di colla per stoffa Attack, potrebbe sempre far comodo.
    Regola numero 3: Noi precarie abbiamo una gran faccia di bronzo, noi precarie siam furbe…piccole formichine operaie pronte alla battaglia e quando viene natale o altre ricorrenza in cui ci si scambia un dono le soluzioni sono due…drastiche ma sempre due(quindi la scelta spetta solo a voi), la fuga(o pseudo fuga, vi barricate in casa per 10 giorni(vi prego di ricordarvi però di fare una scorta alimentare decente, non vorrei che qualcuna di voi ci lasciasse le penne)) o con estrema faccia di bronzo consegnate ad amici e parenti una bella lista “dettagliata”(costo, negozio, ecc)cosa e dove acquistare il vostro regalo di natale…..la scusa che va per la maggiore; “quest’anno con questa crisi preferisco che mi regali solo cose che sono veramente utili, sai a casa non ho più spazio….pensa ho dovuto dar via anche il cactus che curavo da 10 anni, non hai idea del dolore….ma ahimè non avevo più posto”.
    Regola numero 4; siate geniali, furbe…ricordatevi che anche le idee più bizzarre e assurde se sono ben studiate posso salvare il vostro portafoglio.
    Un baciotto a tutte le mie formichine!

  • Non è mai stato così facile apprezzare e vivere il valore della semplicità delle piccole cose. Essere naturalmente predisposti al mutamento degli eventi, vivendo con fiducia ed appieno ogni istante. Oggi siam qua, domani….chissà!!! Marzia J. (the gofri's queen)

  • Imparare a trasformare la flessibilità in un elemento di forza, per crescere e cambiare. Capire che questo contesto non si cambia e che è inutile lasciarsi trascinare in balia delle onde. Bisogna imparare a surfare, rendendosi davvero artefici del proprio destino. Ovviamente, con un costume da bagno Chanel cruise 2012.
    Questo è il precariato con stile, tra furbizia, intelligenza e senso estetico.

  • Ok..eccomi qua… per essere precari e con stile non servono regole 🙂 eh già..perchè la vita è così curiosa ed imprevedibile che sarebbe impossibile dire quale sia la ricetta migliore per essere il meglio della piazza 🙂 secondo me il segreto sta nell'atteggiamento che si ha nei confronti della vita. Io personalmente, amo osservare tutto ciò che accade attorno a me e mi piace cogliere i dettagli buffi delle situazioni e se non esistono me li inventoo, perchè l'ironia è ciò che ti manda avanti, che ti strappa un sorriso anche quando non c'è nulla da sorridere. Io sono la tipica persona che in una situazione disperata, dopo un po' inizia a pensare a quale possa essere il lato comico (la faccia da hobbit durante i pianti, oppure immaginare a cosa penserebbero probabili entità paranormali se entrassero a casa mia durante un litigio tra me e i miei parenti..secondo me fuggirebbero uahhuauh). Quindi ironia, poi.. senso dell'avventura. A volte crediamo che il nostro futuro debba prendere una certa piega e nel mentre nn vediamo tutto ciò che ci passa accanto. Bisogna essere pronti ad afferrare ogni opportunità anche se nn era quella che ci aspettavamo. A volte il destino è in un posto diverso da quello che immaginavamo e nn era poi così male. Io mentre aspettavo di fare quello che volevo fare (e ancora aspetto)sono finita in India a fare la volontaria, in Africa scrivere la tesi,in Spagna a lavorare da un dentista, in Estonia a lavorare in un ambasciata e in Toscana da disoccupata a cercare lavoro e a girare per i bellissimi borghi. Credo che ironia e senso dell'aventura salveranno i giovani precari di oggi. Perchè ciò che ci è rimasto in un periodo così duro dal punto di vista sociale e occupazionale è la capacità di reinnventarci e di inventare nuove opportunità scovandole laddove nn ci sono, creandole, lavorando sulla nostra parte creativa ed ngegnosa, afferrando le avventure che passano vicino a noi (e che forse cercano proprio noi) e l'ironia, quella forza comica che ci tira fuori dalle difficoltà e ci fa vedere il lato belle e buffo della vita, anche quando la realtà vuole renderci cinici e incapaci a vedere le bellezze del mondo. Ecco questa sn io e il mio modo di affrontare con stile il precariato 🙂

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